lunedì 3 novembre 2014

Riflessioni a Bologna

Quando Plauto sbuca nelle vie di questa città


È l’uomo ciò di cui voglio parlare. Ora lasciate che la mia fantasia riempia lo spazio e si espanda nelle vie di questa città ancora sconosciuta.
Ciò che vedo è l’uomo nella sua multiforme concretezza.
Le strade sono un mosaico di viandanti singolari: ognuno intento ad esprimere ciò che lui è.
Un signorotto sul far della vita gozzoviglia per i marciapiedi in sella alla sua bici. Si spinge con uno slancio del piede e, noncurante del tempo che passa,  percorre le strade con il naso all’insù, lascia qualche occhiata curiosa alle vetrate dei negozi e finalmente si ferma pigramente davanti alla bancarella della frutta, forse attratto – come del resto han fatto tanti artisti prima di lui – dal fascino esotico di banane esposte. Un artista dallo stile singolare, forse? O un semplice viandante spensierato bisognoso di frutta? Permettete alla fantasia di viaggiare, vi prego, e di ricercare tra queste vie le espressioni più varie dell’umano.

Ognuno va a spasso con la sua caratterizzazione, mi pare – vedo il signor Plauto che sogghigna divertito dietro ad una colonna di questo suo teatro. Ammira le maschere che ha messo in scena con tanta precisione: l’avvocato saccente, il nonno pensionato, il ragazzino curioso, il ribelle esasperato… tutti sono lì sul suo sipario: nessuno ha risparmiato.
<< Ma mi dica un po’, signor Plauto – lo avvicino di sorpresa e scantono nella gran folla – a che pro radunare tutta questa gente così variopinta? >>. E lui mi guardò con fare divertito. Con un gesto teatrale del braccio si allargò ad indicare ogni singolo attore: << Vedi, osserva. Trovami l’Uomo nella moltitudine e quella sarà la risposta. >>
Al che non trattenne più il riso e scoppiò nel suo clamore divertito piegandosi in due, rotolando su se stesso. Poi scomparve in mezzo agli attori, completando così l’opera sua.

Mai ci fu trovata più originale e ironica per parlare dell’uomo, di ciò che l’uomo sia.

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