Con gli occhi percorro le fronde verdi del grande noce così familiare e impietrito nella sua decennale postura. Penso a tutto quello che quegli stessi occhi avevano visto fino a ieri: grattacieli immensi di cui risultava impossibile scorgere l'ultimo piano, persone indaffarate che affollavano le strade, ragazzi e uomini di ogni genere. Ho visto una città in cui ognuno viveva mettendo in gioco ogni parte di sè e con grinta sfidava il futuro. Ho imparato ad amare la frenesia della grande metropoli così pronta al cambiamento e aperta alle novità.
Come in ogni viaggio, ho trovato a New York una mia patria: per poco tempo volti stranieri sono diventati la mia famiglia, stabilimenti indifferenti la mia casa. Ho imparato ad amarli, per poi separarmene bruscamente e ritornare in questo posto chiamato focolare. Sospesa tra due mondi opposti ne assaporo totalmente le differenze; sento la nostalgia della terra straniera appena lasciata e mi appresto a ricominciare una vita qui, partendo da capo. Comincio a riprendere in mano la quotidianità con uno sguardo nuovo, più ampio: un viaggio non è semplicemente una parentesi di piacere che non ha nulla a che fare con la vita monotona di uno sperduto paesino di campagna, è anzi fermamente legato a tutto questo. Ogni viaggio è un arricchimento indiscusso. Ogni viaggio è la testimonianza della propria decisione di rendere ogni luogo straniero la propria patria, anche se per poco tempo.
Tutto ciò è faticoso, a volte doloroso, ma terribilmente affascinante.
Empire State Building, panorama |
Brooklyn Bridge |
Queens |
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