martedì 17 giugno 2014

A spasso con Marcovaldo

Vieni caro Marcovaldo, seguimi nella natura. Tutto questo ti sembra una meraviglia, vero? Tu hai vissuto nella città, in quella Milano dominata dal progresso e da uomini affrettati. Hai scovato la natura nei funghi velenosi di un’aiuola, una piccola isola verde dispersa nel grigio dell’asfalto; hai provato a sognare su un rumoroso tram, e ne hai pagato le conseguenze. Non c’è posto, in una città, per un tipo come te: in ogni tuo tentativo di alzare lo sguardo sopra ai palazzi inseguendo il volo di un uccello o di chinarti giù giù per osservare nel dettaglio i più piccoli e teneri fili d’erba sei inciampato nel ridicolo. Chissà, forse la gente che ti incrociava ti credeva pazzo o semplicemente un po’ maldestro.
Tu sei rimasto affascinato dalla natura. Ma dimmi: che cos’è la natura? Credo proprio tu l’abbia conosciuta come il sogno evanescente di qualcosa che in città non c’è. Tu non sai che cosa sia una tamerice o un noce, la tana di una nutria o il nascondiglio di una lepre. Non conosci il canto degli uccelli nella prima aurora, i resti di cortecce mangiucchiate da caprette affamate. Caro Marcovaldo, non sei altro che un ingenuo sognatore di una vita autentica: per te il mondo naturale è intatto e magico. Che cosa vi è di più bello dei suoi colori, delle sensazioni che dà? Ebbene ora, se sei d’accordo, scoprirai la sua vera bellezza.
Chiudi gli occhi e sfiora il tronco di questo albero. Senti la sua superficie liscia, ma allo stesso tempo così vissuta? È un vecchio platano che paziente fa da guardia agli animali che in lui trovano riparo. Lo percorrono colonne di formichine affrettate che salgono e scendono e scantonano per le sue fronde: tutto il giorno faticano senza mai concedersi una pausa per provvedere a quel misero mucchietto di terra tra le radici. Fermo, non pestarlo! Un tuo gesto maldestro e tutto il loro duro lavoro è reso vano. Piuttosto fermati un momento e prova ad annusare quest’aria: stai ben attento a quello che respiri. Senti quanti piccoli odori s’insinuano nelle narici? Sono tutti così delicati: il profumo degli alberi, della terra, di qualche rosa sbocciata al sole di maggio.. questa è quella che i cittadini chiamano “l’aria buona”. 
Allora, stai capendo che cos’è la natura? Mi sembri un po’ perplesso: dici che ti sembra di capire ma allo stesso tempo di non comprendere nulla. Hai percepito tante cose in questa gita fuori città, ma continui a lasciarti sfuggire dalle mani il loro senso più profondo. Questa natura genuina – ben diversa da quella cittadina – non ti sembra poi troppo differente, in fondo: le formiche, che camminino sul muro di un condominio o sul tronco di un platano verdeggiante, rimangono sempre piccoli animaletti affrettati. Ti accorgi di non riuscire ad ascoltare davvero la natura. Forse ti aspettavi di trovare il paesaggio ridente che hai sempre immaginato invece che squadre organizzate di insetti e aria priva di odore. 
Ecco, mio cittadino, vedo che hai capito: sei un ingenuo sognatore accanito.


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