È un orrore talmente grande che non vorrei nemmeno parlarne:
so che domani quando tornerò dalla mia famiglia le mie parole saranno un
semplice sguardo vuoto. Le descrizioni che farò saranno singhiozzi di frasi
sterili che vorranno parlare attraverso il non detto piuttosto che ampie
descrizioni.
Credo che Auschwitz non sia mai come ci si aspetta.
Ovviamente la grande documentazione che possediamo ci riporta esattamente cosa
sia, ci spiega ogni minimo dettaglio. Eppure non è abbastanza: vedere il luogo
fisico in cui la tragedia si è consumata rende tutto più reale. Non è più una
rappresentazione astratta che puoi giudicare “da fuori”, come davanti a un
libro: vagando per le baracche sei tu, un misero uomo la cui vita può essere
spezzata, un punto senza significato nell’immensità del male. Sei coinvolto in
prima persona, chiamato a guardare ogni dettaglio. Non a giudicare, no:
semplicemente ad ascoltare e capire
i fatti reali lì accaduti.
Penso che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero
andare ad Auschwitz: non sbarratevi gli occhi, non fingete di aver capito solo
da qualche libro. Andate, finché potete. Ma non guardatelo con occhi inesperti
e sprovveduti: il vostro è un viaggio nella storia, nell’orrore dell’intricato
mosaico della Seconda Guerra Mondiale.
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