giovedì 10 aprile 2014

Il viaggio della memoria: destinazione Auschwitz

Queste sono cose che si vorrebbero dimenticare appena conosciute.
È un orrore talmente grande che non vorrei nemmeno parlarne: so che domani quando tornerò dalla mia famiglia le mie parole saranno un semplice sguardo vuoto. Le descrizioni che farò saranno singhiozzi di frasi sterili che vorranno parlare attraverso il non detto piuttosto che ampie descrizioni.
Credo che Auschwitz non sia mai come ci si aspetta. Ovviamente la grande documentazione che possediamo ci riporta esattamente cosa sia, ci spiega ogni minimo dettaglio. Eppure non è abbastanza: vedere il luogo fisico in cui la tragedia si è consumata rende tutto più reale. Non è più una rappresentazione astratta che puoi giudicare “da fuori”, come davanti a un libro: vagando per le baracche sei tu, un misero uomo la cui vita può essere spezzata, un punto senza significato nell’immensità del male. Sei coinvolto in prima persona, chiamato a guardare ogni dettaglio. Non a giudicare, no: semplicemente ad ascoltare e capire i fatti reali lì accaduti.

Penso che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero andare ad Auschwitz: non sbarratevi gli occhi, non fingete di aver capito solo da qualche libro. Andate, finché potete. Ma non guardatelo con occhi inesperti e sprovveduti: il vostro è un viaggio nella storia, nell’orrore dell’intricato mosaico della Seconda Guerra Mondiale.

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