Questa è la magia delle silenziose parole scritte: senza il bisogno di essere pronunciate portano alla luce i pensieri più intimi e remoti e li trasmettono appieno anche al più improbabile lettore. Non so dove questo semplice blog le potrà portare..a qualche amico, forse a qualche curioso. Spero di non annoiare chi le leggerà: parleranno di riflessioni che altrimenti resterebbero inespresse, per poi svanire nel nulla.
martedì 11 marzo 2014
Edvard Munch, L'urlo
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano
Oggi ho
terminato quel capolavoro di Marguerite Yourcenar intitolato “Memorie di
Adriano”. Oltre all’austerità e all’apparente pesantezza della materia
trattata, fatta di vittorie, leggi e vicessitudini quotidiane di un glorioso
imperatore romano, ho scorto tra le righe l’accuratezza, o meglio, la
profondità di quell’autrice che si era riproposta di confrontarsi con l’antica
Roma e di riviverla appieno.
Più leggevo
più i miei occhi erano avidi di quella magia celata nell’inchiostro; frasi di
riflessione non erano altro che poesia capace di privarmi della forza di
scindermi da esse: come Scilla e Cariddi con il loro canto, mi stregavano e con
un sottile incantesimo mi trattenevano a loro.
Perciò ho impiegato tanto tempo nella lettura: volevo che quella bellezza si imprimesse nella mia memoria rendendosi eterna. Ecco, ho pronunciato proprio quel termine a cui volevo arrivare: bellezza. Quella bellezza di cui Adriano si sentiva responsabile è intrinseca al libro stesso e lo pervade non solo nel registro, ma anche nell’accurata scelta di argomenti e riflessioni. Così mi ammalia il genio di un’autrice che sia riuscita a dar vita a tanta perfezione. Ad ogni passo ricercavo la sua presenza: involontariamente, procedendo nella lettura, pensavo a lei mentre scriveva, mentre rifletteva assorta sugli argomenti da trattare, oppure mentre si chiedeva se le sue sole forze sarebbero bastate a compiere l’impresa prefissata. Solamente leggere l’opera terminata mi provoca un brivido immaginando il lungo percorso che l’ha preceduta. Come evitare infatti il confronto tra la propria identità e quella dell’imperatore, come farsi portavoce di un augusto senza peccare di superba ambizione? Mi sorgono spontanee queste domande, assieme ad altre che di certo hanno assillato la scrittrice durante la stesura. Tuttavia so per certo che la fatica e le notti insonni saranno ripagate con l’immortalità del suo manoscritto: tengo tra le mani un ambizioso classico moderno che continuerà ad affascinare le prossime generazioni.
Perciò ho impiegato tanto tempo nella lettura: volevo che quella bellezza si imprimesse nella mia memoria rendendosi eterna. Ecco, ho pronunciato proprio quel termine a cui volevo arrivare: bellezza. Quella bellezza di cui Adriano si sentiva responsabile è intrinseca al libro stesso e lo pervade non solo nel registro, ma anche nell’accurata scelta di argomenti e riflessioni. Così mi ammalia il genio di un’autrice che sia riuscita a dar vita a tanta perfezione. Ad ogni passo ricercavo la sua presenza: involontariamente, procedendo nella lettura, pensavo a lei mentre scriveva, mentre rifletteva assorta sugli argomenti da trattare, oppure mentre si chiedeva se le sue sole forze sarebbero bastate a compiere l’impresa prefissata. Solamente leggere l’opera terminata mi provoca un brivido immaginando il lungo percorso che l’ha preceduta. Come evitare infatti il confronto tra la propria identità e quella dell’imperatore, come farsi portavoce di un augusto senza peccare di superba ambizione? Mi sorgono spontanee queste domande, assieme ad altre che di certo hanno assillato la scrittrice durante la stesura. Tuttavia so per certo che la fatica e le notti insonni saranno ripagate con l’immortalità del suo manoscritto: tengo tra le mani un ambizioso classico moderno che continuerà ad affascinare le prossime generazioni.
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